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Black Friday: il linguaggio delle offerte

Black Friday: storia, linguaggio e curiosità di un venerdì diventato globale

Ogni anno arriva.
Prima arrivava il giorno, poi la settimana, ora addirittura il mese.
Di cosa stiamo parlando? Del Natale? No, ma non siamo così lontani.

Parliamo di quell’evento che molti sfruttano per accaparrarsi le migliori offerte sul mercato: il Black Friday, il venerdì successivo alla festa del Ringraziamento.

Come ha fatto questo evento, nato negli Stati Uniti, a conquistare gran parte del mondo? L’Italia non fa eccezione!

“Black is the new colore del Risparmio”

Un nome curioso per una promozione: “venerdì nero”, non proprio un’espressione di festa.

Come spesso accade, l’origine del nome e del fenomeno non è univoca e le teorie sono molteplici.

Tuttavia, la più accreditata risale agli inizi degli anni ’60:  all’indomani del Ringraziamento, la città di Philadelphia si ritrovò paralizzata: strade congestionate dal traffico, negozi presi d’assalto, orde di tifosi in arrivo per la partita di football del momento. Per i poliziotti locali fu proprio un “venerdì nero”, ed è così che potrebbe essere nato il nome.

Una versione più “romantica” racconta invece dei libri contabili dei commercianti che, dopo mesi di numeri in rosso (perdite), tornavano finalmente “in nero”, cioè in attivo, grazie agli acquisti natalizi.

Secondo altre ricostruzioni, l’idea di un giorno dedicato agli sconti nacque invece nel 1924 quando Macy’s, celebre catena di distribuzione statunitense, promosse offerte speciali per inaugurare la stagione dei regali.

Dal traffico cittadino al traffico online

Oggi le promozioni non si concentrano più in un solo giorno, ma arrivano settimane prima, spesso già a inizio novembre con gli ormai noti “early deals”.

Con l’espansione inarrestabile dell’e-commerce, il traffico cittadino diventa sempre di più traffico online. Tutto diventa digitale: si è passati dalle code davanti ai negozi al clic più veloce per accaparrarsi l’offerta, dalla coda in cassa al checkout del proprio carrello virtuale.

Il linguaggio che vende, ma a volte stanca

Bene gli sconti, ma come si comunicano?

I claim pubblicitari, le newsletter, tutto ciò che ci circonda gioca con termini che evocano urgenza, esclusività, occasioni imperdibili: “Ultimi pezzi”, “Prezzo più basso di sempre”, “Solo per oggi”, “Imperdibile”… Vi suonano familiari?

Quando entra in scena il marketing, le parole non informano soltanto: persuadono.

Creano desiderio, alimentano la paura di “perdere l’occasione”. Ma se da un lato questo linguaggio convince, dall’altro si svuota e inizia a stancare.

Riconoscere il proprio target e trovare il modo giusto per parlare al suo bisogno è la vera sfida. Ripetere gli stessi slogan di tutti non rende il messaggio più efficace: lo rende invisibile.

Fare questo può sembrare semplice, ma farlo bene no.

Il tono di voce

Per chi, come noi, lavora con le parole, anche il Black Friday è un’occasione per riflettere sul linguaggio delle offerte.

È un promemoria di quanto sia importante scrivere, tradurre e localizzare con precisione ogni messaggio: un claim che parla correttamente al pubblico giusto può fare la differenza.

Non è solo questione di sconti, ma di tono di voce e comunicazione.

Ogni anno torna, cambia forma, anticipa le date, ma resta sempre lo stesso: un grande esercizio di comunicazione.

E di fronte a tanto rumore, vince chi sa scegliere le parole giuste.

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