«Come si dice questa parola in tedesco/inglese/spagnolo/francese?»
«Dato che studi lingue…», «Dato che lavori con le lingue…»
Se siete attivi in questo settore anche voi avrete sentito queste frasi e le loro varianti un certo numero di volte.
Il lavoro dell’interprete e del traduttore non riceve sempre la riconoscenza che meriterebbe e, a ben guardare, si potrebbe parlare proprio di “conoscenza” ancora prima che di “riconoscenza”.
Studiare e sapere una lingua non basta.
«Countries have gone to war because they’ve misinterpreted one another»
Queste le parole di Nicole Kidman nei panni di Silvia Broome in The Interpreter, film del 2005.
«Paesi sono andati in guerra perché si sono male interpretati», potrebbe sembrare un’esagerazione, ma la è davvero?
Disinformazione e negligenza nei confronti di questa professione offrono i due ingredienti principali per un cocktail talvolta fatale.
In questo articolo vedremo alcuni episodi che ben descrivono rischi e conseguenze del ricorso a non professionisti, talvolta “divertenti” e talvolta disastrose.
Interpretazioni sbagliate
La parola esplosiva

Partiamo da una parola “esplosiva”: non se ne ha la certezza assoluta ma l’errore di cui parleremo a breve potrebbe aver contribuito alla distruzione di due città: Hiroshima e Nagasaki.
Era il luglio 1945 quando, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i leader delle potenze vincitrici si riunirono a Potsdam per discutere delle rispettive aree di influenza all’indomani del conflitto.
In questa sede venne lanciato al Giappone un ultimatum che, in caso di mancata resa, avrebbe portato alla distruzione del Paese.
Kantaro Suzuki, primo ministro del Paese del Sol Levante, ne venne informato ma prima di prendere qualsivoglia decisione scelse di attendere una comunicazione ufficiale:
Pur non avendo ancora una risposta definitiva, partecipò ad una conferenza stampa dove gli venne posta una domanda sul futuro del Paese.
La risposta fu indimenticabile: “Mokusatsu” .
Si tratta di una parola passata alla storia e nota ai linguisti per le conseguenze che ha avuto: in giapponese ha due significati: il primo è “considerare con disprezzo, non ritenere degno di attenzione: ignorare”, mentre il secondo è analogo al “No comment” inglese.
In poco tempo la risposta fece il giro del mondo e le agenzie di stampa iniziarono ad attribuirle la prima interpretazione.
Dai giornali americani emergeva dunque un Giappone che ignorava e non riteneva degna di nota la dichiarazione di Postdam.
Gli Stati Uniti ne furono particolarmente indisposti, a tal punto da decidere di radere al suolo Hiroshima il 6 agosto 1945 e, tre giorni dopo, anche Nagasaki.
Non si sa chi abbia optato per una tale traduzione; si è tuttavia molto discusso sulla responsabilità di questa catastrofe.
La scelta migliore sarebbe stata spiegare che quella breve parola giapponese cela in realtà varie sfumature di significato; dal canto suo, Suzuki avrebbe invece potuto scegliere una risposta meno ambigua.
Questo è solo un esempio – seppur tragico – non necessariamente dell’inettitudine di un interprete (la cui identità non è infatti nota), bensì di quanto ogni parola abbia un proprio peso e di come non sempre sia possibile trovare un equivalente assoluto nella lingua di arrivo.
Regali ingombranti: tre tigri siberiane
Cosa succede se a casa propria vengono recapitate tre tigri siberiane?
Siamo nel giugno 2009 e Vladimir Kirillow, responsabile per la supervisione delle risorse naturali in Russia, si trova in Corea del Sud. È alla guida della delegazione russa in visita nel Paese asiatico, accompagnato dal viceministro dell’ambiente coreano, Lee Byungwook.
Sembra un usuale incontro politico internazionale. Cosa potrebbe mai accadere?
In occasione di una visita presso l’Istituto nazionale delle risorse biologiche di Seul, Kirillow nota un esemplare di tigre siberiana tra i vari animali imbalsamati.
Si tratta di un felino raro che sopravvive perlopiù in libertà nella Russia orientale e in Corea, qui in cattività.
Fu proprio durante uno scambio di battute apparentemente innocuo che qualcosa andò storto: un rappresentante coreano aveva sottolineato come il suo Paese nutrisse un particolare interesse per le tigri siberiane; tuttavia l’interprete del viceministro non tradusse letteralmente una domanda rivolta a Kirillow al quale chiese, invece, se la Russia fosse disposta a donarne alcuni esemplari.
Quest’ultimo, in risposta, volle sapere se in Corea fosse possibile allevare tigri siberiane non in cattività.
I coreani percepirono quello scambio di domande e battute come semplice conversazione, ma non fu così: al ritorno in patria, Kirillow si recò dal presidente Putin per comunicare il desiderio dei coreani.
Fu così che, a distanza di pochi giorni, la Russia informò la Corea del Sud di un pregiato dono in arrivo: tre rari esemplari.
Questi errori sollevano una domanda cruciale: possiamo davvero permetterci di sottovalutare l’importanza di una traduzione o interpretazione accurata?
Nella seconda parte scopriremo quanto un errore possa fare la differenza in un contesto delicato come quello medico.

